La nota spese presentata da un avvocato può essere legittimamente sostituita da una successiva. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con la sentenza 1284/2013, rigettando il ricorso della cliente che riteneva non legittimo il comportamento del professionista.
La Suprema corte, infatti, ha confermato le ragioni con cui la Corte di Appello di Cagliari aveva confermato il rigetto dell’opposizione all’ordinanza ingiunzione che obbligava la cliente al pagamento di oltre 300milioni per l’attività prestata dal legale.
Secondo i giudici il fatto che vi fosse una precedente parcella del valore di circa 90 milioni (anch’essa fra l’altro ritenuta eccessiva), non prova nulla non essendo essa stata mai accettata dalla cliente. Al contrario, secondo la Cassazione, l’argomento “sembra sufficiente a sorreggere l’affermazione del giudicante favorevole a riconoscere al professionista la possibilità di formulare una seconda richiesta di compenso”.
Non solo, la dimostrazione dell’errore rispetto alle indicazioni proprie delle tariffe professionali – consistito nel fatto che il legale aveva applicato lo scaglione corrispondente al valore della sola quota ereditaria della cliente mentre l’attività aveva riguardato l’intero asse ereditario – appare “esauriente e logicamente coerente”. Dunque, secondo gli ermellini il ricorso va rigettato.
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Avv. Marco Trasacco
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